Beni Artistici e Storici

Quadreria Cesarini

La Casa Museo e la Quadreria donate al Comune di Fossombrone dal notaio Giuseppe Cesarini (1895-1977) costituiscono un unicum di particolare interesse. La prima rappresenta un significativo esempio di "casa colta" : il salotto rosso con le sue vetrate sul "giardino del Narciso", il salotto rosa elegante e raffinato, la ricca sala da pranzo, i tendaggi, le porcellane, le specchiere dorate immettono direttamente il visitatore nel clima di una ricca e colta famiglia borghese degli anni ‘30-’40.

La Quadreria, nata quale raccolta personale del notaio Cesarini, presenta cinque sale con dipinti del forsempronese Anselmo Bucci (1887-1955), originale figura di artista formatosi nella Parigi di inizio secolo e poi a lungo fra i protagonisti dell’arte italiana, oltre a opere di Angelo Biancini (1911-1988), importante scultore di Castel Bolognese.

Ingressi alle strutture: su chiamata. Rivolgersi a Punto IAT: Tel. 0721 723263 – Cell. 340 8245162

Corte Alta

Edificato da Federico da Montefeltro a partire dal 1464 come sede ducale in Fossombrone, l’edificio si presenta oggi come un volume imponente nella sua mole, posto a cerniera fra la parte più antica della città (Cittadella) e i quartieri rinascimentali e sei-settecenteschi.

Risulta costituito da più corpi: uno centrale più basso, affiancato da due volumi emergenti: il loggiato pensile ad est ed il salone del teatro ad ovest, cui si collega un quarto corpo rimasto incompiuto.

Il nucleo originario, costituto dalla porzione centrale dell'attuale complesso, è caratterizzato da un'estrema severità formale, dovuta ad elementi ancora tipici dell'architettura medievale. Ben presto però si sentì l'esigenza di qualificare maggiormente il palazzo, ridistribuendo secondo uno schema simmetrico gli ambienti del piano nobile e dotandoli dei bei soffitti lignei tuttora conservati.

Con Guidubaldo I e la moglie Elisabetta Gonzaga l'edificio assunse il ruolo di residenza pressoché abituale della corte. L'originario nucleo venne allora ampliato ad oriente con un corpo coronato da loggia e ad occidente con l'ampio ambiente destinato a sala di rappresentanza ed a teatro, come attestano le tracce di scenografie ancora presenti sulla parete di fondo.

L'edificio ebbe un ulteriore sviluppo negli ultimi anni del XV secolo con la costruzione di un'ala disposta ortogonalmente all'altezza del teatro, attraversata da due androni. Questo ulteriore intervento edilizio, che con grandi aperture, portici e terrazzamenti apriva il palazzo verso lo spazio circostante, non fu mai completato per le vicissitudini attraversate dal ducato urbinate agli inizi del '500 e per la morte di Francesco di Giorgio Martini, la cui mano è riconoscibile nei vari stadi di accrescimento dell'edificio, avvenuti nel corso di un trentennio.

La Corte Alta, che vide spesso Federico fra le sue mura e dove il figlio Guidubaldo morì, andò poi soggetta ad un progressivo abbandono e fu spogliata dei suoi arredi e delle sue decorazioni architettoniche. A testimonianza del suo splendore restano oggi, nel piano nobile, i bei soffitti lignei con consistenti tracce della policromia originaria (motivi floreali, stemmi ducali, scritte : FE DVX), i camini, l’ampio fondale da teatro con ruderi antichi, edifici e motivi paesistici.

L’edificio è oggi sede del Museo Archeologico e della Pinacoteca Civica "A. Vernarecci".

Ingressi alle strutture: su chiamata. Rivolgersi a Punto IAT: Tel. 0721 723263 – Cell. 340 8245162

Chiesa S. Filippo

Splendida chiesa barocca fatta edificare dalla Comunità di Fossombrone fra il 1608 e il 1613 per sciogliere un pubblico voto espresso affinché il duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, avesse un erede. Il bambino, Federico Ubaldo, nacque nel 1605 e i forsempronesi si misero all’opera per tenere fede al voto fatto, e decisero di intitolare l’edificio religioso ai cinque santi martiri di Fossombrone.
Nel 1614 la chiesa venne affidata ad una piccola comunità di padri filippini che decisero in seguito di dedicare la chiesa a San Filippo Neri. I padri si occuparono anche della decorazione dell’edificio, che in origine si presentava come un semplice tempio ad aula unica, privo delle cappelle laterali; i lavori in stucco furono probabilmente affidati al plasticatore di Urbania Tommaso Amantini (1625-1675) e alla sua bottega, mentre delle decorazioni in marmo e in gesso si occuparono gli scalpellini di Sant’Ippolito. I lavori si protrassero dal 1672 al 1726.

La Chiesa custodisce, tra le altre, opere di Francesco Guerrieri (1589-1657), Claudio Ridolfi (1570 circa-1644) e Giuseppe Diamantini (1621-1705).
Ha subito di recente importanti lavori di restauro che hanno permesso l’apertura al pubblico dei locali della Sacrestia e della Cantoria.

Ingressi alle strutture: su chiamata. Rivolgersi a Punto IAT: Tel. 0721 723263 – Cell. 340 8245162

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